Tachifludec: posologia, uso e controindicazioni

Redazione

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Durante le stagioni invernali capita di prenderci un fastidiosissimo mal di gola, di beccarci un raffreddore o, ancor peggio, di finire a letto a causa di un’influenza con febbre. Fortunatamente però, per quanto questi malanni di stagione siano fastidiosi e diffusi, la medicina ha ormai provveduto a mettere a punto diversi farmaci capaci di attenuare i sintomi di un problema non poi così grave: non è affatto un caso se farmaci come Tachifludec, per l’appunto, siano acquistabili in farmacia o in parafarmacia senza alcun bisogno di ricorrere preventivamente dal medico di famiglia.

Tachifludec: cos’è e quando viene utilizzato

Tachifludec è un farmaco che vanta diverse proprietà tra cui quella analgesica (allevia i dolori), antipiretica (attenua la febbre) e decongestionante (facilita la respirazione per via nasale). Alla luce di ciò è inevitabile affidare a questo farmaco un tipo di utilizzo assai chiaro: quello che necessita del trattamento dell’influenza, del raffreddore, degli stati febbrili e dolorosi, ovvero di quei tipici disturbi che sono soliti colpire nei mesi più freddi dell’anno.

Tachifludec: le controindicazioni

Per quanto Tachifludec possa esser definito come un farmaco piuttosto innocuo (tanto è vero che è stato incluso tra quelli di automedicazione), è bene sapere che il suo utilizzo viene comunque sconsigliato ai bambini aventi un’età inferiore ai 12 anni, a coloro i quali soffrono di ipersensibilità ai principi attivi o agli eccipienti del farmaco stesso, ai pazienti che assumono beta-bloccanti e antidepressivi, ai pazienti affetti da diabete, ipertiroidismo, ipertensione, malattie cardiovascolari e insufficienza epatica o renale. Inoltre Tachifludec – ma più in generale tutti i farmaci a base di paracetamolo – non viene consigliato a quanti manifestano insufficienza della glucosio-6-fosfato deidrogenasi e nei soggetti affetti da una grave anemia emolitica o da una insufficienza epatocellulare.

Tachifludec: precauzioni per l’uso

Se abbiamo deciso di alleviare i sintomi di questo o quel disturbo con Tachifludec, e quindi servendoci del paracetamolo come principio attivo di rilievo, dobbiamo allora evitare di incorrere nel rischio che “se ne assuma troppo”. Eccedere col paracetamolo, infatti, può dar luogo a delle reazioni avverse tra le quali figurano gravi epatopatie e alterazioni riguardanti i reni e il sangue; inoltre dobbiamo prestare attenzione a che Tachifludec non venga assunto in concomitanza con determinati altri farmaci (come ad esempio gli antinfiammatori).

Su quest’ultimo punto chiariamo che il farmaco dovrebbe esser tenuto alla larga dal trattamento contemporaneo di farmaci che agiscono sul fegato, e utilizzato con estrema precauzione (ovvero dietro controllo medico) da quanti fanno uso di farmaci antiepilettici come carbamazepina, fenobarbital e glutetimmide. Il farmaco è infine sconsigliato a coloro i quali fanno uso di beta-bloccanti e di antipertensivi, così come risulta sfavorevole nell’ottica di un trattamento contemporaneo con farmaci quali la rifampicina e la cimetidina.

E per quanto riguarda gravidanza e allattamento? In questo caso Tachifludec non pone dei seri rischi per la salute né della mamma né del futuro nascituro, anche se per precauzione è comunque suggeribile chiedere consulto al proprio medico prima di procedere al trattamento sintomatologico degli stati febbrili con Tachifludec.

Tachifludec: posologia e modalità d’uso

Adulti e bambini al di sopra dei 12 anni di età possono assumere 1 bustina di Tachifludec ogni 4-6 ore e fino ad un massimo di 3 unità giornaliere; bambini in età pediatrica non possono invece assumere il farmaco (proprio come visto poc’anzi nel paragrafo delle controindicazioni). In genere Tachifludec può essere utilizzato per 3 giorni consecutivi senza particolari preoccupazioni, ma nell’ipotesi in cui i sintomi non dovessero scomparire neanche a fronte di un trattamento prolungato su quest’arco di tempo, allora il ricorso al medico diverrebbe pressoché inevitabile.

Ma come usare Tachifludec? Il suo sapore gradevole e la facilità d’uso lo rendono particolarmente amico anche dei meno avvezzi alla farmacologia: per sfruttare tutte le potenzialità di Tachifludec, infatti, è sufficiente sciogliere una bustina in un bicchiere di acqua molto calda ed eventualmente far raffreddare un po’ o dolcificare a seconda dei propri gusti (è un po’ come se stessimo preparando una gustosa tisana).

Tachifludec: gli effetti indesiderati

Per quanto poco aggressivo, Tachifludec è pur sempre un medicinale ed in forza di ciò può dare origine ad una serie di effetti indesiderati. Un uso eccessivo di paracetamolo, ad esempio, può dar vita a reazioni cutanee di vario genere come l’eritema multiforme, la sindrome di Steven Johnson e la necrolisi epidermica. Tra gli altri effetti collaterali troviamo poi angioedema, edema della laringe, shock anafilattico, leucopenia, anemia, agranalucitosi, alterazioni della funzionalità epatica, trombocitopenia, alterazioni a carico del rene (insufficienza renale, anuria, eaturia, nefrite interstiziale), reazioni gastrointestinali e vertigini. Irritazione cutanea, tachicardia, ipertensione e casi assai rari di vomito, nausea e anoressia sono invece la diretta conseguenza di una ipersensibilità al principio attivo della fenilefrina.

Poc’anzi abbiamo consigliato di non eccedere con il trattamento da Tachifludec e il perchè è presto che spiegato: oltrepassare le dosi consigliate fa sì che si incorra in una serie di disturbi da sovradosaggio. La complicanza più comune per ingestione eccessiva di paracetamolo (oltre i 15 g) è senz’altro un danno di origine epatica che ha luogo attraverso dolori addominali, nausea e vomito; si tratta di un disturbo che viene generalmente avverito nei 2-4 giorni successivi alla terapia e che viene comunemente trattato con lavanda gastrica. Se il sovradosaggio è da fenilefrina, invece, possono sorgere emicrania, aumento della pressione arteriosa e irritabilità. Naturalmente in tutte queste ipotesi il consiglio è senza alcuna ombra di dubbio quello di rivolgerci al nostro medico curante per valutare il da farsi e “disintossicarci” dall’eccesso di principio attivo.

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