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Psicologia

Paura di rimanere soli: cos’è l’ansia da solitudine?

6 Settembre 2023 da Adele Guariglia

Tante persone hanno paura di rimanere da sole, eppure, la solitudine è un sentimento naturale, che fa parte di noi e della nostra vita, una condizione che ci permette di connetterci con la nostra interiorità.

Non è quindi sempre sintomo di isolamento sociale, ma può essere vista come un momento da dedicare a noi stessi, per ascoltarci e capirci.

Paura di rimanere soli: cos’è l’ansia da solitudine? Psicologia

Se poi la solitudine viene vissuta in modo negativo, trasformandosi in un qualcosa di minaccioso, che lede la nostra tranquillità e ci fa sentire ansiosi e insicuri, allora bisogna intervenire.

In cosa consiste la paura di restare da soli?

Questa paura nasce dalla convinzione di non avere le capacità di fare qualsiasi attività da soli, fino al punto di non fidarsi più di sé stessi o di aver bisogno costantemente di avere vicino qualcuno.

Questo fenomeno è conosciuto anche come paura della solitudine, ed è una condizione psicologica che si manifesta come un’intensa e irrazionale ansia o paura di essere da soli o di rimanere isolati socialmente.

Questa paura può portare a comportamenti evitanti, in cui la persona cerca costantemente la compagnia di altri o si impegna in relazioni insoddisfacenti solo per evitare la solitudine.

Alcuni individui possono provare ansia o panico solo al pensiero di essere soli, mentre altri possono sentirsi a disagio quando si trovano in situazioni sociali in cui non conoscono nessuno. In ogni caso, la paura di rimanere da soli influenza le relazioni personali, il lavoro e la vita quotidiana.

Paura della solitudine: quali sono le cause?

Le ragioni per cui alcune persone provano paura della solitudine sono molto complesse e variano da individuo a individuo. Contribuiscono alla comparsa del problema:

  • Esperienze traumatiche passate, come abbandono o perdita di una persona cara.
  • Bassa autostima o senso di insicurezza personale.
  • Dipendenza emotiva dagli altri per il proprio benessere.
  • Fattori culturali o sociali che enfatizzano l’importanza delle relazioni.

Sintomi

La sintomatologia è varia e non si manifesta allo stesso modo in tutte le persone. Chi soffre di paura della solitudine può provare:

  • Ansia o attacchi di panico quando si è soli.
  • Difficoltà a dormire o incubi ricorrenti.
  • Evitamento di situazioni sociali o isolamento.
  • Dipendenza emotiva dagli altri.
  • Sensazione di tristezza o depressione.

Come superare la paura e l’ansia da solitudine?

Se la paura e l’ansia di restare da soli stanno diventando un problema serio e limitante nella tua vita, è il momento di agire. La paura blocca, ci tiene fermi in un punto, impedendoci di fare dei passi avanti o indietro, anche solo per capirci. Vediamo cosa fare.

Prendere consapevolezza del problema

Il primo passo è ammettere di avere un problema. L’essere umano è dotato di vari sistemi difensivi, tra cui la negazione.

È più facile non accettare di aver paura, che affrontarla. L’introspezione diventa fondamentale per osservare questo timore con il giusto distacco. Negare il problema nasconde la paura della solitudine, almeno per un po’, poi tornerà a farsi sentire, anche in maniera più forte.

Accettare la paura

Per superare la paura di rimanere da soli, non basta solo prendere consapevolezza del problema e conoscerlo, ma anche accettarlo come qualcosa che fa parte di noi.

In questa fase bisogna anche perdonarsi e smettere di colpevolizzarsi, e dare il giusto valore alla paura che, tra le tante cose, ci fa crescere.

Trovare le cause

Qualunque paura ha un’origine. Per cui è necessario trovare la causa scatenante delle emozioni per capire cosa vuole dirci la paura e trovare la soluzione per affrontarla.

La paura della solitudine o del restare da soli è dovuta a: separazione distanza, perdita. Ed è legata ad altre emozioni come la paura dell’abbandono, di fallire, del giudizio degli altri.

Trovare la causa può essere un processo doloroso, ma indispensabile per avviarsi verso la guarigione.

Riconoscere alla solitudine aspetti positivi

La solitudine è necessaria e positiva nella nostra vita, osservandola dalla prospettiva giusta, può diventare un luogo sicuro in cui rifugiarsi quando ne abbiamo più bisogno.

Per farlo, bisogna associargli aspetti positivi che, col tempo, porteranno alla sua scomparsa. Inoltre, la solitudine ci permette di conoscerci meglio, è un’opportunità per ricostruire noi stessi e darci la priorità. Puoi trovare momenti di pace e trasformarla in un qualcosa di positivo nella tua quotidianità.

Cercare aiuto professionale

La paura di restare soli è un problema che può trasformarsi in qualcosa di molto più grave come ansia sociale, depressione e dipendenza emotiva. È quindi, importante rivolgersi a un professionista per affrontare la situazione.

Uno psicoterapeuta esperto può lavorare con te per identificare le radici della tua paura e sviluppare strategie per affrontarla. La terapia cognitivo-comportamentale, ad esempio, può aiutarti a modificare i pensieri e i comportamenti negativi associati alla paura di rimanere soli.

Ricorda che cercare aiuto non è un segno di debolezza, ma un passo verso il benessere emotivo.

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La balbuzie infantile: cos’è e cosa si può fare

6 Dicembre 2021 da Francesca

La balbuzie infantile: cos’è e cosa si può fare Psicologia La balbuzie può essere indicata come disfluenza dell’eloquio. Chi balbetta tende a ripetere alcune sillabe, ad avere degli intoppi mentre parla, a fare pause più o meno lunghe. Solitamente si tende a dichiarare questo disturbo non come un singolo problema, ma come una serie di questioni psico-fisico-emotive. Spesso la balbuzie appare sin dai primi anni di vita e, a seconda che si presenti a partire dalle prime parole, o che si presenti come cronicizzazione della disfluenza comparsa in età prescolare, la si definisce come balbuzie primaria o secondaria. [Leggi di più…] infoLa balbuzie infantile: cos’è e cosa si può fare

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Correre aiuta a ridurre l’ansia?

21 Maggio 2020 da Redazione

Correre aiuta a ridurre l'ansia? Fitness Psicologia

Sappiamo molto bene che correre aiuta a perdere peso e  aprevenire le malattie, ma può anche essere un modo sano per gestire lo stress e forse anche l’ansia.

Ad ogni corsa, il nostro corpo rilascia endorfine positive, migliora l’umore e aumenta la fiducia in sé stessi. Inoltre distrae la mente da eventuali pensieri negativi e consente di affrontare emozioni difficili.  Ecco quattro motivi per cui correre può aiutare a ridurre l’ansia.

La corsa aiuta a rilassarsi

I pensieri negativi coinvolgono due aree del cervello: la corteccia prefrontale, che controlla l’attenzione e la concentrazione, e l’ippocampo, che promuove l’apprendimento e la memoria. L’attività fisica incoraggia la crescita di nuove cellule cerebrali. Il rilascio simultaneo di endorfine può anche aiutare ad alleviare i sentimenti ansiosi.

Lo stress fisico dell’esercizio blocca i segnali del dolore nel corpo, provoca un afflusso di neurotrasmettitori, come la dopamina e la serotonina, e sostanzialmente riorganizza il cervello.

La corsa può essere un sano meccanismo anti-stress

Quando lo stress colpisce, la maggior parte delle persone cerca soluzioni non salutari: una bevanda dietetica, cibo salutare o ore di televisione. Naturalmente, queste scelte non sono affatto cattive. Correre, tuttavia, può sollevare l’umore in un modo simile, offrendo anche una fuga mentale e fisica da situazioni stressanti.

Uscire a correre potrebbe offrire il massimo. Uno studio in tal senso ha riportato una diminuzione dei pensieri ansiosi e fastidiosi. Le scansioni cerebrali effettuate hanno anche mostrato una ridotta attività neurale nella parte del cervello associata alle malattie mentali.

Detto questo, assicurarsi di trovare anche altri modi per gestire l’ansia. Troppa corsa potrebbe potenzialmente portare ad un esercizio eccessivo. Inoltre, l’ansia può anche far sentire una persona obbligata ad allenarsi più a lungo del normale.

Le abilità di “lotta o fuga” migliorano

Le persone che soffrono di ansia spesso parlano di sintomi comuni, come sudorazione e aumento della frequenza cardiaca. Ciò è molto simile alle tipologie di reazioni fisiche prodotte dal corpo durante l’esercizio. Alcuni ricercatori considerano l’allenamento come una forma di “trattamento dell’esposizione”, in cui gli individui inclini all’ansia possono esercitarsi a reagire alle sensazioni di lotta o fuga. In altre parole, correre può aiutare biologicamente a “rafforzare” il cervello.

Praticare la respirazione intenzionale

È noto che la meditazione rende l’esercizio più efficace e la respirazione intenzionale svolge un ruolo fondamentale. Nessuna sorpresa, quindi, che la corsa possa anche aiutare a ridurre i livelli di stress grazie all’enfasi sul corretto respiro. Inoltre, la respirazione è l’elemento fondamentale per la corsa e anche per calmare una mente ansiosa.

La corsa può aiutare con l’ansia, la quale include sintomi come difficoltà a dormire, pensieri invadenti e sensazioni corporee spiacevoli, come problemi di stomaco, mal di testa o problemi di concentrazione. Concentrarsi sul respiro, in questo caso, è molto efficace.

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Tre motivi per superare la paura

12 Marzo 2020 da Redazione

Tre motivi per superare la paura Psicologia

La paura è un’emozione angosciante suscitata dal pericolo incombente, dal male, dal dolore, ecc., sia che la minaccia sia reale o immaginata. In altre parole, la paura è uno stato in cui ci si sente spaventati o timorosi, indipendentemente dal fatto che bisogna avere paura o meno. In poche parole, significa che è anche possibile provare paura anche quando non si dovrebbe.

Perché superare la paura?

Alcuni si staranno chiedendo il perché bisognerebbe superare la paura. Spesso, spinge le persone a prendere decisioni importanti o a tenerle al sicuro dal pericolo. Sono molte le ragioni per superarla, condensate in questi tre concetti chiave:

La paura limita il pieno potenziale. Molto spesso la paura limita la crescita personale, condiziona la salute e impedisce di crescere e progredire nella vita. Il problema è che la società odierna vibra al livello della paura. Rimanere impantanati in essa significa stare lontani dai livelli più alti di coraggio, accettazione, amore, gioia, pace e illuminazione. Quando i pensieri, i sentimenti e le decisioni vengono guidati dalla paura, la mente e il corpo diventano suoi schiavi.

Non si può mai scappare completamente dalla paura. Potrebbe non essere ovvio, ma bisogna rendersi conto che non si può mai scappare completamente dalla paura. La paura mentale è pervasiva. Fintanto che viene lasciata permeare, finché si scapperò invece di affrontarla, sarà sempre lì, perseguitando l’essere umano in tutto ciò che fai. Scappare dà solo un’illusione di sicurezza, che dura solo un breve momento.

Dal momento in cui, ad un certo punto, bisogna affrontare la paura, una persona potrebbe anche imparare a superarla paura subito, piuttosto che evitarla ancora e ancora solo per affrontarla alla fine. Altrimenti non ha senso; non solo prosciuga emotivamente e fisicamente, ma si perde tempo ed energia ad evitarla. Il tempo è prezioso, e quello perso non potrà essere più recuperato.

La paura è uno spreco di energia. La paura è illogica ed uno spreco di energia emotiva, mentale e fisica. Ogni momento trascorso nel turbine della paura, coltiva un seme che dà origine a pensieri simili. Più lo si fa, più si ci arrende. Invece di elaborare con calma la situazione e identificare razionalmente soluzioni e vie da seguire, viene sprecata energia in qualcosa di non costruttivo. Alcuni potrebbero dire che questa paura è ciò che li spinge a far avanzare una situazione. Mentre ci sono stati casi in cui la paura sembra spingere le persone in avanti, una sintesi più accurata è che queste persone avanzano nonostante la paura che è presente.

La paura porta a una scarica di adrenalina che offre un aumento delle prestazioni fisiche, ma non delle prestazioni mentali. Avere più adrenalina nel corpo per periodi di tempo prolungati lo affatica. Pensiamo a quanto di più si può fare se non spendiamo l’energia per contrastare quella paura e i suoi effetti collaterali.

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Il tè verde è un antidepressivo? Uno studio recente pare confermarlo

6 Marzo 2020 da Redazione

Il tè verde è un antidepressivo? Uno studio recente pare confermarlo Psicologia
tè verde

Un recente studio giapponese condotto sugli anziani ha dimostrato che, coloro che bevevano quattro o più tazze di tè verde al giorno, avevano una probabilità notevolmente inferiore di mostrare sintomi di depressione. Lo stesso effetto non è stato osservato in coloro che bevevano caffè, tè nero o tè oolong.

Precedenti studi avevano suggerito che il consumo di tè verde è collegato a livelli più bassi di disagio psicologico. Ciò ha portato i ricercatori ad esaminare il rapporto esistente tra il bere tè verde e i sintomi di depressione in 1.058 individui anziani relativamente sani. I 488 individui che hanno riferito di aver bevuto quattro o più tazze di tè verde al giorno avevano il 44% in meno di probabilità di mostrare sintomi di depressione rispetto a quelli che avevano bevuto una tazza al giorno o neanche una.

L’apparente capacità del tè verde di scongiurare la depressione non è svanita dopo l’adeguamento avvenuto dopo l’ingresso di altri fattori, come lo stato socioeconomico e la storia medica.

Solo perché le persone che bevono molto tè verde hanno meno probabilità di manifestare depressione non significa che la bevanda sia l’unica cura possibile. Per questo motivo i ricercatori hanno consigliato di non considerare il tè verde come trattamento per ridurre al minimo la depressione negli anziani. Prima di affidarsi totalmente ad esso, i risultati devono essere certificati attraverso approfonditi studi clinici. Il tè verde è economico, prontamente disponibile ed è in uso da secoli.

Se il tè verde ha un effetto antidepressivo, ciò può essere dovuto alla presenza dell’amminoacido “teanina”. Alcuni studi hanno dimostrato che la teanina riduce lo stress fisico e mentale e promuove il rilassamento. Finora, la teanina è stata trovata solo nella pianta del tè e in una singola specie di funghi. L’analisi cromatografica del tè ha dimostrato che quello verde contiene più teanina rispetto al tè nero o all’oolong.

All’interno dello studio, 1.058 persone di età pari o superiore a 70 anni e residenti in diverse comunità sono state testate per i sintomi depressivi attraverso la compilazione della scala depressiva geriatrica di 30 elementi. Inoltre, è stato ritenuto che qualsiasi soggetto che assumesse antidepressivi presentasse sintomi di depressione. Il consumo di tè verde è stato determinato da un questionario. Come detto sopra, la capacità presunta del tè verde di tenere lontana la depressione non era scomparsa quando sono stati considerati altri fattori, come la storia medica di un paziente e la sua condizione socioeconomica.

I sintomi depressivi erano abbastanza comuni nelle persone oggetto dello studio: il 34,1% dei partecipanti mostrava sintomi depressivi lievi, mentre il 20,2% mostrava sintomi depressivi gravi.

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