Bastano 20 minuti al giorno di attività fisica per tenersi al riparo dai problemi cardiovascolari e, di conseguenza, dal rischio di incorrere in morte prematura. Sono queste le conclusioni a cui è giunta una ricerca portata avanti dalla Cambridge University e pubblicata dall’American Journal of Clinical Nutrition.
Gli scienziati hanno analizzato per ben dodici anni gli effetti dell’obesità e della sedentarietà su circa 334 mila uomini e donne d’Europa. E da questa lunga e approfondita analisi ne è venuto fuori che le persone che hanno l’abitudine di fare anche dei piccoli allenamenti giornalieri, equivalenti a una ventina di minuti di camminata, hanno dal 16 al 30% in meno di possibilità di morire prematuramente rispetto ai soggetti che non fanno alcun tipo di movimento.
Questo beneficio ha maggiori effetti sulle persone che hanno un peso per così dire “normale”, anche se la ricerca ha dimostrato come anche chi ha un altro indice di massa corporea può comunque trarre molti benefici da un esercizio fisico costante.
Tutto ciò conferma ancora una volta che un po’ di fitness – sia esso dato dalla palestra, da una corsetta o dal pilates – è indispensabile per tutelarsi efficacemente dal rischio di contrarre malattie mortali. In fondo non è più un mistero che su un totale di 9.2 milioni di morti in Europa avvenute nel 2008, 337 mila siano state la diretta conseguenza dell’obesità e che ben 676 mila siano stati i decessi legati alla sedentarietà! In pratica, il non movimento uccide due volte più di frequente rispetto a quanto faccia l’obesità.
Il professor Ulf Ekelund, capo dello studio e parte integrante del Medical Research Council, ha affermato a questo proposito: “Si tratta di un messaggio estremamente semplice: basta una piccola quantità di attività fisica al giorno per avere benefici per le persone inattive”. Tuttavia è importante sottolineare anche che “anche se abbiamo dimostrato che 20 minuti sono in grado di fare la differenza, dovremmo comunque impegnarci a fare di più. L’attività fisica dà luogo a dei vantaggi, pertanto sarebbe il caso diventasse parte integrante del nostro vivere quotidiano”.
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