Ossiuri o enterobiosi: tutto ciò che occorre sapere

Redazione

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Ossiuri o enterobiosi: tutto ciò che occorre sapere Malattie

Altrimenti noti come “i vermi dello stomaco”, gli ossiuri sono per l’appunto dei vermi che vanno a formarsi all’interno dell’intestino e che rispondono ad un’infezione anche nota come enterobiosi. Si tratta di una condizione che colpisce molte persone all’anno e più in particolare i bambini in età scolare, ma al tempo stesso si tratta di un fenomeno che non necessita di preoccupazioni, allarmismi o frenesie varie: gli ossiuri non causano alcun danno alla persona che se li è presi né tanto meno sono difficili da combattere.

Ossiuri: quali sono le cause e come si trasmettono?

L’infezione si trasmette con estrema facilità da una persona contagiosa ad un’altra persona che ancora non è infetta. E’ sufficiente compiere gli atti del normale vivere quotidiano per far sì che si possa contrarre l’enterobiosi: il contagio ha luogo quando si ingeriscono delle uova di ossiuri di dimensioni microscopiche, agenti che nella gran parte dei casi si trovano su oggetti che come dicevamo popolano molto comunemente le nostre case. Tra le superfici maggiormente colpite da ossiuri troviamo i banconi della cucina, scrivanie o tavoli delle mense, sabbiere, utensili da cucina, giocattoli, cibo, attrezzature del bagno, toilette, bicchieri, vestiti (con particolare riferimento a intimo e pigiami), asciugamani e biancheria da letto.

Più che di cause, quindi, sarebbe il caso di parlare di “fattori di rischio”. Ma cosa accade quando le uova di ossiuri passano nell’apparato digerente della persona? Queste finiscono per schiudersi all’interno dell’intestino tenue e da qui le larve di enterobio scivolano dritte dritte verso l’intestino crasso dove si stabiliscono come parassiti.  I giorni passano e quando si è giunti a circa 2 o 4 settimane successive al contagio, gli ossiuri adulti migrano dall’intestino crasso all’area che circonda il retto. A questo punto i vermi femmina escono dall’ano e depositano migliaia e migliaia di uova, cosicché ogni qualvolta la persona contagiata si gratta nel punto in cui sente il prurito, le uova microscopiche non possono che spostarsi sulle sue stesse dita; le dita dell’individuo verranno poi a contatto con vestiti, cibo, oggetti e mobilia finendo per contaminare tutto l’ambiente a lui circostante.

Tra l’altro le uova di ossiuri sono piuttosto dure a morire: in un ambiente favorevole la durata media della loro vita può tranquillamente arrivare fino alle 3 settimane (pensiamo a quante persone, nell’arco di 20 giorni, finiranno col toccare le superfici contaminate!). Ma è bene sapere che gli enterobio non vedono affatto di buon occhio il calore, mentre invece le basse temperature risultano molto più congeniali alla loro sopravvivenza. E se ci allarmiamo per i nostri animali domestici, nessun problema: gli ossiuri della persona umana non hanno alcuna possibilità né modo di contagiare animali (tra cui tanto i cani quanto i gatti).

Ossiuri: i sintomi da tenere sotto controllo

Non è affatto raro che gli ossiuri possano attecchire senza dar vita ad alcun tipo di sintomo, anche se è decisamente più comune un’enterobiosi caratterizzata da quello che è senz’altro il sintomo più comune: il prurito. Come abbiamo visto nel passo precedente, dopo circa 1 o 2 mesi al massimo le uova dei parassiti raggiungono la zona rettale ed è proprio in questo periodo che la persona avverte prurito al sedere. Il fastidio lo si sente per lo più di notte poichè si tratta del momento della giornata nell’ambito del quale la deposizione delle uova raggiunge il suo apice massimo.

Al di là del prurito ci sono diversi altri sintomi tramite i quali è possibile riconoscere l’enterobiosi. I bambini, ad esempio, proprio perchè sopportano di meno la sensazione di prurito tendono a grattarsi eccessivamente inducendo la formazione di un eczema sulla zona interessata, mentre invece le donne potrebbero avvertire un prurito localizzato anche sulla zona vaginale oltre che su quella rettale (anche qui il rischio di incorrere in un’infezione vaginale è alta!).

Ma anche vedere dei vermi nel water dopo che si è andati in bagno è sicuramente un segnale di allarme: a tal proposito ci sia utile sapere che gli ossiuri si presentano come vermi bianchi e lunghi di circa 1 cm. A dirla tutta non è inusuale che non si corra persino il rischio di notarli sulla biancheria intima della persona infetta, né è raro che questi si possano insediare nella zona anale o ancora, nel caso delle donne, nella zona vulvare (con particolare riferimento all’area posta tra le piccole e le grandi labbra).

Ossiuri: cura e rimedi naturali

La diagnosi da enterobiosi ha generalmente luogo ponendo un piccolo adesivo di cellofan sul retto della persona interessata: se le uova degli ossiuri si depositeranno sul nastro e potranno essere identificate tramite una veloce analisi di laboratorio, allora la diagnosi avrà basi certe sulle quali potersi definire. In quanto a cura della parassitosi da ossiuri, la farmacologia è solita consigliare una dose di vermifugo come per esempio il Vermox o il Combantrin, per un periodo di tempo non inferiore alle 2 settimane; ma anche il prurito potrebbe necessitare di un trattamento qualora dovesse risultare particolarmente fastidioso, ed è per questo motivo che si è soliti associare al medicinale vero e proprio anche una crema tesa ad alleviare il prurito.

Dopodiché suggeriamo l’assunzione di aglio che ha un grande potere antinfiammatorio e antibatterico e che, proprio per questa sua pecularità, si propone come un ottimo agente atto a ripristinare la salute dell’intestino. Il finocchio e la malva sono altri due rimedi naturali che possono essere di aiuto contro l’enterobiosi: se il finocchio riduce i gonfiori e regolarizza la peristalsi, la malva protegge le mucose, riduce l’infiammazione e produce dei pur sempre utili effetti lassativi. Infine incontriamo camomilla e calendula entrambe utilizzate a mo’ di impacco sulla zona interessata per alleviare il prurito esterno.

Pulizia costante e approfondita della casa, del vestiario e della biancheria intima; scrupolosa attenzione all’igiene personale ed un’alimentazione povera di zuccheri e ricca di probiotici sono tutti altri importantissimi elementi da tenere sotto controllo per lavorare più che altro in termini di prevenzione!

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