Fitness

Ora che l’estate è praticamente conclusa, è giunto il momento di riprendere la palestra in vista del prossimo anno. Poi che sia palestra, che sia jogging o che sia un altro tipo di attività fisica, è relativo: l’importante è che ci si muova un po’, se non altro per tenerci alla larga dai rischi tipici della sedentarietà e ovviamente anche per sfoggiare un corpo quanto più in forma!

La scelta del tipo di attività dipende in ogni caso dall’obiettivo che ci siamo messi in testa di voler raggiungere. Se desideriamo mantenere la forma fisica, allora qualsiasi tipo di sport può andare bene: dallo sport inteso nel senso stretto del termine, fino a balli di vario genere (balli di gruppo, latino americano, zumba…). L’importante, insomma, è che si riprenda a fare movimento in maniera divertente, perché non dimentichiamo che il divertimento è fondamentale ai fini della motivazione!

Come abbiamo detto, però, questi tipi di attività vanno bene se ci è sufficiente dover mantenere una forma fisica già buona, su cui magari abbiamo lavorato molto durante l’anno precedente.

Il discorso quindi cambia se anziché dover mantenere la forma fisica, l’obiettivo dovesse essere il dimagrimento: se reputiamo di non essere ancora in forma e di dover fare di più, allora bisogna prendere in considerazione un’attività più improntata su esercizi di resistenza. In questo caso, quindi, sono preferibili esercizi con pesi, elastici o macchine per stimolare il metabolismo. Tutto ciò andrebbe accompagnato anche da un minimo di attività aerobica che possiamo trovare nel nuoto o più semplicemente nella corsa sul tapis roulant.

La cosa migliore per perdere peso in modo corretto è farsi seguire da un personal trainer, che una volta valutato lo status fisico della persona e quelli che sono i suoi gusti e i suoi limiti, redige una scheda personalizzata con tanto di esercizi da seguire (e spesso anche con tanto di cibi da mangiare e da evitare). Questa scheda per il dimagrimento fisico chiaramente verrà aggiornata nel tempo, tenendo conto dei progressi (o regressi) fatti.

Se volete proteggervi dal rischio di contrarre il diabete e mettere in sicurezza la vostra salute, allora c’è una cosa che dovete fare: ballare. Ballare a più non posso! A consigliarlo è Lovina Luois, giovane donna che spiega come le cattive abitudini alimentari stiano mettendo in pericolo la salute di ciascuno di noi, ed in particolar modo degli americani, che come sappiamo sono il popolo che ha più a che fare con problemi di obesità e diabete.

D’altronde non è un mistero: negli Stati Uniti ci sono abitudini alimentari a dir poco errate, con cibi da fast food, e alimenti grassi e zuccherati che praticamente permeano ogni ambito dell’alimentazione. Negli ultimi anni sembra che il Paese sia diventato sempre più sensibile a questo tipo di problema, tanto è vero che i media stanno conducendo diverse campagne di informazione volte a sensibilizzare gli americani a una dieta alimentare più rigorosa. E tra quelli che stanno provando a diffondere una buona informazione c’è appunto Lovina Louis.

Lovina è una ragazza che si sta impegnando al fine di combattere l’obesità nel suo Paese tanto da decidere di11  aprire dei corsi appositi, per l’appunto chiamati “Suda con Pow Wow“, ovvero lezioni di Pow Wow dance, una danza che comporta un grosso sforzo fisico, fatta quindi di salti e piegamenti, e che si ritiene possa rivelarsi utile per perdere peso. Si tratta di una danza che non è stata inventata di sana pianta, ma che risale persino ai nativi americani che la utilizzavano spesso all’interno dei loro rituali.

E piano piano persone di ogni età si stanno interessando a questa nuova pratica: adulti e bambini, uomini e donne, e americani ma anche persone provenienti da altre parti del mondo, stanno guardando la Pow Wow dance come ciò che è realmente, ovvero un modo per divertirsi e per rimanere in forma al tempo stesso. La rete è letteralmente disseminata di video riguardanti questa danza ancestrale, e come ci si può accorgere guardandoli, il bello della Pow Wow dance sta anche nel fatto che non è piena di regole da seguire: l’unico obiettivo da seguire sta nel riuscire a perdere dei chili di troppo divertendosi e scaricando tutte le varie tensioni!

Molte persone ritengono che andare a correre, a lungo andare, possa procurare danni alle ginocchia e alle articolazioni. Su questo si è costruita una diatriba storica tra corridori e camminatori, con i secondi che sono convinti che per tenersi in forma sia preferibile la camminata alla corsa: a loro dire, infatti, correre troppo di frequente non farebbe altro che appesantire le ginocchia. Ma quanto c’è di vero dietro questa credenza popolare?

Prima di tutto, va detto che sono molti gli sporti che se praticati in modo errato rischiano di provocare alcuni problemi alle ginocchia e al resto delle articolazioni. Anche il calcio, per esempio, è nella lista degli sport più delicati da questo punto di vista. E la stessa cosa vale per il sollevamento pesi e per il wrestling, visto che entrambe si classificano come attività capaci di predisporre all’osteoartrite alle ginocchia.

Della questione se ne è occupato il Journal of Athletic Training, che ha ospitato uno studio condotto su atleti professionisti e finalizzato a fare chiarezza sul legame che c’è tra lo sport e l’affaticamento delle ginocchia.

Prendendo in esame un campione di 3.800 atleti, gli esperti hanno potuto constatare che il 45% degli atleti soffre di osteratrosi al ginocchio, percentuale che arriva a toccare il 57% per coloro che hanno delle lesioni al ginocchio. E dando uno sguardo agli sport praticati, si è scoperto che gli atleti che hanno mostrato ginocchia più compromesse erano quelli specializzati nella corsa, per l’appunto, ma anche nel sollevamento pesi, nel calcio e nel wrestling.

Ecco quindi che non solo la corsa, ma anche altre attività affaticano le nostre ginocchia. Cosa fare allora per porre rimedio? Gli esperti consigliano agli sportivi di eseguire degli esercizi di stretching prima di procedere con l’allenamento, in quanto si ritiene che una buona sessione di stretching sia utile per ridurre le probabilità di lesioni.

Il mondo cammina molto poco e l’Italia non è certo da meno. A ricordarci che gli italiani sono un popolo di sedentari è il più grande studio che sia mai stato condotto su questo fronte, basato sui dati ricavati da più di 700mila persone sparse in 111 Paesi. E quel che ne viene fuori, appunto, è che l’Italia ha una media di 5.500 passi (contro una media mondiale che è di 5mila passi).

I ricercatori dell’Università di Stanford hanno raccolto i dati dell’app Azumio Argus, che serve proprio ad analizzare il numero di passi fatti in base all’accelerometro presente nei nostri smartphone. Azumio Argus, oltre a conteggiare i passi che compiamo nel nostro vivere quotidiano, riesce ad ottenere (e a trasmettere) anche dati riguardanti l’età, il genere, il peso e l’altezza del suo utilizzatore. E a questa indagine hanno partecipato circa 5mila italiani, che hanno fatto in media 5.296 passi.

I camminatori più incalliti vivono ad Hong Kong, i cui abitanti fanno in media 7mila passi. Le Filippine, invece, con poco più di 4mila passi sono finite all’ultimo posto della classifica. Il che significa che l’Italia, tra i 7mila passi del primo posto e i 4mila dell’ultimo, con i suoi 5mila passi si colloca di fatto a metà strada.

Scott Delp, autore dello studio, spiega: “L’indagine che abbiamo condotto è mille volte più grande delle altre fatte sul fronte del movimento, e riesce a seguire l’attività delle persone nella loro vita di tutti i giorni. Gli altri studi invece si basano sull’attività riferita dagli stessi soggetti. Questo apre la strada a nuovi modi di fare scienza su una scala mai toccata prima”.

Dall’analisi è venuto fuori che le persone che vivono nei cinque Paesi più disomogenei, ovvero dove o si cammina troppo o non si cammina per niente, hanno il 200% di rischio in più di diventare obese. Meglio quindi essere dei sedentari in Paesi in cui la distribuzione tra sportivi e inattivi è più uniforme. “Messico e Stati Uniti – affermano gli esperti – hanno la stessa media di passi compiuti al giorno, ma negli Stati Uniti c’è una maggiore diversità nei livelli di attività, che si riflette anche in una maggiore incidenza dell’obesità”.