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Home > Chirurgia > Protesi anca mini invasiva: la soluzione definitiva e sicura

Protesi anca mini invasiva: la soluzione definitiva e sicura

6 Maggio 2017 da Francesca Lascia un commento

Protesi anca mini invasiva: la soluzione definitiva e sicura Chirurgia La chirurgia per l’impianto di una protesi anca mini invasiva è, ad oggi, la migliore soluzione (anzi, l’unica) che possa assicurare risultati positivi e restituire ai pazienti affetti da artrosi avanzata e disabilitante una qualità della vita normale.

L’artrosi colpisce oltre 4 milioni di italiani e non soltanto anziani: può manifestarsi dopo i 40 anni e può insorgere anche in soggetti giovani (non sono pochi i casi di adolescenti affetti da artrite giovanile).

Nel nostro Paese, secondo gli ultimi dati registrati, l’artrosi dell’anca, ginocchio e mani colpisce il 15% degli adulti ed il 30% degli anziani.

La protesi anca mini invasiva (come la protesi ginocchio impiantata con la stessa tecnica avanzata) non fa che sostituire l’articolazione compromessa.

  • Coxartrosi: quando è giusto intervenire con la tecnica mini invasiva
  • Protesi anca mini invasiva: il maggior successo registrato in Italia
  • La protesi anca mini invasiva rispetta il corpo

Coxartrosi: quando è giusto intervenire con la tecnica mini invasiva

La coxartrosi o artrosi dell’anca (la più grande articolazione del corpo umano) porta ad un’usura della cartilagine che riveste la cavità acetabolare e la testa del femore.

Nei casi più gravi, può causare deformità, accorciamento dell’arto inferiore, disabilità con irrigidimento doloroso dell’articolazione ed atrofia della coscia.

Sopraggiunge con l’avanzare dell’età (con particolare predisposizione delle donne ultracinquantenni) e viene aggravata da fattori di rischio come l’obesità e lesioni provocate da sforzi ripetuti (usura degli sportivi), ma può dipendere anche da un’anomalia dell’articolazione presente già in giovane età.

La coxartrosi può essere trattata, inizialmente, attraverso esercizi fisici mirati, riducendo il peso corporeo in caso di obesità oppure utilizzando una o due stampelle nei casi avanzati.

L’infiammazione che provoca dolore viene curata con paracetamolo, l’uso di FANS per via sistemica (orale o iniettiva), condroprotettori, infiltrazioni di corticosteroidi locali.

L’intervento chirurgico per l’impianto di protesi anca mini invasiva diventa necessario quando la coxartrosi peggiora causando disabilità con notevole limitazione del movimento: questo può verificarsi sia in soggetti anziani che giovani.

Il successo di questo intervento avanzato è assicurato nel 95% dei casi e restituisce ai pazienti uno stile di vita pressoché normale con la possibilità anche di riprendere a fare sport.

Protesi anca mini invasiva: il maggior successo registrato in Italia

Le maggiori testate non ne hanno parlato, agenzie di stampa come ANSA e AGI pare non abbiano apprezzato le e-mail ed i comunicati stampa inviati per segnalare la notizia di un primato registrato in Italia il 7 febbraio scorso.

Stiamo parlando del primo intervento per l’impianto simultaneo di 3 protesi (una protesi anca destra e due protesi monocompartimentali, mediale e femoro-rotulea, al ginocchio sinistro) effettuato presso le Cliniche Humanitas di Bergamo dal Dott. Michele Massaro, specializzato in chirurgia protesica mini invasiva.

Spetta a lui il primato, in Italia.

L’operazione è durata 2 ore (praticamente, l’equivalente del tempo impiegato per impiantare una singola protesi anca tradizionale) ed è perfettamente riuscita.

Il dott. Michele Massaro ha eseguito l’intervento ad una paziente romana di 63 anni che, dopo essere stata personalmente seguita dal chirurgo presso la clinica in fase di rieducazione funzionale delle articolazioni operate, oggi sta bene ed ha ripreso le sue normali attività.

Era affetta da grave coxartrosi e gonartrosi (artrosi del ginocchio) ed ha recuperato una qualità della vita normale, serena.

La protesi anca mini invasiva rispetta il corpo

C’è ancora molta disinformazione e non tutti vengono sufficientemente informati dagli ospedali circa la possibilità di intervenire attraverso la soluzione più avanzata e sicura, quella che consente l’impianto di una protesi anca mini invasiva, più piccola della protesi tradizionale.

Mini invasiva significa più rispetto del corpo che si traduce in maggiore rapidità dell’intervento e dei tempi di recupero, riduzione del dolore, trauma, gonfiore, dell’incisione, della perdita di sangue durante e dopo l’operazione e riduzione dei rischi di lussazione.

Dopo una convalescenza in ospedale di 3 giorni ed ulteriori 7-10 giorni di riabilitazione sempre in ospedale, il paziente torna alle normali attività quotidiane dopo 2-4 settimane.

Una protesi anca mini invasiva dura, in media 20-25 anni.

La chirurgia mini invasiva, che si tratti di protesi anca o ginocchio, rispetta il corpo. In che modo?

Lo abbiamo chiesto direttamente al Dott. Michele Massaro.

“La chirurgia avanzata che consente di impiantare una protesi anca mini invasiva vuole ‘salvare’ il più possibile la parte o le parti non compromesse, quelle ancora sane, di anca e ginocchio (massa ossea, tessuti molli, tessuti muscolari). Nel caso dell’anca, si tenta di conservare gran parte del collo femorale. Nel caso del ginocchio, si cerca di preservare il più possibile i legamento crociati (essenziali per il movimento articolare”.

In sostanza, oltre ad invadere il meno possibile il corpo, l’obiettivo è ridurre i rischi di lussazione ed assicurare una guarigione più rapida.

Con la protesi anca mini invasiva (realizzata in titanio, ceramica e/o polietilene) si salva il salvabile, ciò che la protesi anca tradizionale non può fare.

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