Paura dell’ombelico: cos’è l’omfalofobia e come affrontarla?

Adele Guariglia

Updated on:

omfalofobia paura dell'ombelico

Si definisce omfalofobia la paura intensa e ingiustificata dell’ombelico, propria o altrui.
Chi ne soffre prova disagio, repulsione o ansia quando deve toccarlo, guardarlo o quando qualcun altro si avvicina a quella zona del corpo

Cos’è l’omfalofobia?

L’omfalofobia è una di quelle paure che di solito rimangono nascoste, non tanto perché sia rarissima, ma perché chi la vive fa fatica a raccontarla. A volte ci si sente quasi strani, come se provare disagio davanti a una parte del corpo così piccola non fosse qualcosa di legittimo. Eppure, più spesso di quanto si immagina, c’è chi reagisce con un brivido immediato alla sola idea di toccare l’ombelico, o anche solo di guardarlo da vicino.
Alcune persone si irrigidiscono se qualcuno sfiora la zona addominale, altre evitano persino di pensarci. È una sensazione difficile da spiegare, arriva di colpo, senza un vero motivo apparente, e può complicare piccoli gesti quotidiani come infilarsi una maglietta, lavarsi o lasciarsi visitare da un medico. È un disagio reale, che merita di essere compreso senza giudizi, che non riguarda solo l’aspetto estetico, ma coinvolge una parte del corpo che, fin da piccoli, associamo alla vulnerabilità, alla nascita, al legame con la madre. Proprio per questo, quando l’ombelico viene percepito come “pericoloso” o disturbante, la reazione emotiva può essere intensa.

Da dove nasce la paura dell’ombelico?

La fobia può emergere in età diverse e, in molti casi, non ha un’unica causa, alcune persone ricordano episodi dell’infanzia: qualcuno che scherzava in modo pesante, un racconto impressionante sul cordone ombelicale, oppure un momento in cui si sono sentite vulnerabili. Per altre, il problema nasce più avanti, magari dopo un intervento chirurgico, una gravidanza o una fase di forte stress emotivo. C’è anche chi riferisce di aver sempre provato una sensazione inspiegabile di fastidio alla vista dell’ombelico, propria o altrui.

In psicologia, si osserva spesso un collegamento tra la fobia dell’ombelico e il tema della vulnerabilità corporea. L’ombelico è una zona che molti percepiscono come punto debole, quasi come se un semplice tocco potesse far male o compromettere qualcosa di importante. Per questo, chi vive questa fobia tende a evitare qualsiasi contatto e sviluppa una vera avversione verso la manipolazione o la pulizia dell’area.

Lo stesso sentimento si manifesta anche per l’ombelico di altre persone, che viene considerato fortemente sgradevole e da tenere lontano. Alcune persone che soffrono di questa fobia temono di sentire dolore al tocco dell’ombelico, o addirittura che da esso possa uscire del sangue; c’è anche chi non tocca mai l’ombelico perché lo ritiene troppo fragile e ha il timore che sia una via di comunicazione ancora aperta con il corpo, da cui possano fuoriuscire le viscere in caso di trauma o movimento particolare.

Come si manifesta l’omfalofobia nella vita quotidiana

L’’ombelico è coinvolto in molte attività quotidiane come vestirsi, lavarsi, prendersi cura della pelle, cambiarsi in palestra, persino abbracciare qualcuno.
Una persona che soffre di fobia dell’ombelico spesso organizza la propria routine per evitare ogni possibile situazione critica, sceglie abiti che coprano bene l’addome, evita spiagge o luoghi in cui si scopre più pelle, oppure prova ansia se qualcuno si avvicina troppo alla zona del ventre.
In alcuni casi, anche i contenuti visuali, foto, video o immagini che mostrano l’ombelico, possono provocare disagio. Chi vive questo disturbo racconta di dover distogliere lo sguardo o cambiare scena per non provare quella sensazione di tensione immediata.

Il momento più complesso, però, è spesso quello dell’igiene personale, molte persone riferiscono difficoltà nel pulire l’area dell’ombelico, non perché non ne comprendano l’importanza, ma per il terrore di dover toccare una zona che percepiscono come estremamente delicata. Questo può portare a evitare la pulizia per lunghi periodi, aumentando l’imbarazzo e, in alcuni casi, anche il rischio di irritazioni.

Ulteriori problematiche

L’ombelico è una parte del nostro corpo che possiamo non dover mai osservare da vicino, soprattutto se trascorriamo molto del nostro tempo vestiti, come del resto fanno anche le persone che ci stanno attorno. Chi soffre di omfalofobia potrebbe però arrivare a non volerlo mai toccare, neppure durante il bagno o la doccia. Dei genitori che soffrono di omfalofobia potrebbero avere dei problemi importanti alla nascita del primo figlio, al quale almeno nei primi giorni è necessario medicare l’eventuale moncone di cordone ombelicale, o l’ombelico non ancora ben formato. Allo stesso modo, non riuscire a toccare l’ombelico del proprio figlio neonato può causare vari problemi quando si deve fare un semplice bagnetto. Si pensi poi ai rapporti interpersonali: nella vita capita di mettere a nudo il proprio ombelico, così come di vedere quello di altri. In una affollata spiaggia estiva sono in bella vista centinaia di ombelichi, se un soggetto teme questa parte del corpo in situazioni simili potrebbe andare incontro a vere e proprie crisi di panico.

Le motivazioni di una fobia

In linea generale le fobie hanno origine da traumi, reali o metaforici, se così si può dire. L’ombelico è il punto di unione con la madre, l’elemento che ci correla alla nostra nascita, ma anche al crescere e al diventare grandi e autonomi. Non è mi facile comprendere l’effettiva causa scatenante di una fobia, anche se nel caso dell’omfalofobia spesso si tratta di non accettare gli eventi del ciclo della propria vita, la crescita e il distacco dal nido materno, considerato in senso lato. La pancia, l’addome, sono poi considerati simbolicamente il nido delle nostre sensazioni emotive più profonde. Per questo motivo l’omfalofobia potrebbe nascere in un soggetto che rifiuta i propri sentimenti, che non vuole lasciare il nido famigliare o che non desidera effettuare alcuni cambiamenti a cui la vita lo sta portando.

Come si cura l’omfalofobia

Come abbiamo detto, le fobie derivano da una sofferenza psicologica, solitamente causata da un trauma, reale o presunto. Solo un esperto terapeuta è in grado di valutare l’effettiva fonte di una fobia, che a volte risiede in eventi accaduti quando un soggetto era molto piccolo.

La psicoterapia, soprattutto quella cognitivo-comportamentale, è una delle strade più efficaci perché permette di lavorare sulle reazioni automatiche, sulle emozioni che le alimentano e sui pensieri che mantengono la paura.
Alcune persone trovano utile iniziare con piccoli passi: osservare immagini non troppo dettagliate, avvicinarsi progressivamente alla zona addominale, imparare tecniche di respirazione che aiutano a ridurre la tensione fisiologica. Non c’è una regola valida per tutti; il percorso deve essere personalizzato e costruito in base alla sensibilità individuale.

In casi più intensi, la terapia può affiancare tecniche di desensibilizzazione graduale, in cui la persona impara, passo dopo passo, a recuperare un rapporto più sereno con il proprio corpo.

Non sempre però chi soffre di omfalofobia ha effettivamente subito un trauma fisico, come ad esempio, un’ernia ombelicale in tenera età; molto più spesso si tratta di traumi emotivi, che hanno portato a temere di tagliare il cordone ombelicale, dalla madre, dalla famiglia o anche dalle persone con cui si vive quotidianamente. Quindi questa fobia può insorgere anche in tarda età.