Cheratosi pilare: definizione, cause, diagnosi e cura

Redazione

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Cheratosi pilare: definizione, cause, diagnosi e cura Malattie La cheratosi pilare è una malattia della pelle che colpisce il 50% degli adolescenti e circa il 40% degli adulti. La si riconosce in seguito alla comparsa di piccole e ruvide macchie di colore beige o rosso che prendono forma intorno ai follicoli dei peli e che, almeno sotto il profilo statistico, tendono a colpire per la maggiore braccia, glutei, cosce e guance.

Che cos’è la cheratosi pilare

Dietro questo termine si nasconde una malattia della pelle benigna che è davvero molto comune tra la gente, soprattutto perchè colpisce persone di tutte le età. E’ una condizione che come abbiamo già visto si presenta sotto forma di macchie che prendono forma intorno ai follicoli dei peli e che nel loro insieme creano un “effetto pelle d’oca”. Esteticamente sgradevole ma medicalmente del tutto innocua, la patologia può colpire un po’ chiunque, indifferentemente dall’età, dal sesso e dal fatto che si abbia un buono o cattivo stato di salute.

Per quanto non curabile in maniera vera e propria, la cheratosi può comunque venire trattata tramite una terapia di mantenimento che faccia uso di peeling delicato, di una lubrificazione quotidiana e dell’uso di acido glicolico o di acido lattico. La cheratosi pilare, inoltre, non è una malattia contagiosa e tende a migliorare con l’aumentare dell’età per poi ritornare, in via del tutto eventuale, con riacutizzazioni successive.

Le cause della cheratosi pilare

Ad oggi non si conoscono ancora le cause che sono all’origine di questa patologia, sebbene pare ci sia un qualche legame con una eccessiva produzione di cheratina da parte della pelle (fenomeno che in ambiente medico prende il nome di ipercheratinizzazione). Resta tuttavia il fatto che la cheratosi pilare abbia origine ereditaria in almeno il 50-70% dei pazienti che ne sono affetti, ma è probabile che compaia anche in quelle persone che soffrono di altre patologie cutanee come ad esempio l’ittiosi vulgaris (pelle di pesce), eczema, dermatite atopica, pelle secca e anche di allergie inalatorie (quali rinite e asma).

La diagnosi della cheratosi pilare

Per quanto riguarda la diagnosi, quella da cheratosi è molto semplice da individuare: per diagnosticare un caso di questo tipo è sufficiente esporre la pelle ad un professionista che esamini la sintomatologia cutanea di cui prima e che, per pura conferma della diagnosi, possa anche decidere di indagare sulla storia familiare di cheratosi pilare del suo paziente.

Agli occhi di chi non se ne intende più di tanto, la cheratosi pilare può apparire del tutto simile a condizioni della pelle più comuni e conosciute. Per questo motivo è importante rivolgersi ad un dermatologo affinché si possa star certi della diagnosi!

L’esame clinico di cui parlavamo poc’anzi, infatti, viene predisposto dal medico proprio per accertare la sussistenza di un caso di cheratosi pilare: il test in questione si basa su una istopatologia, ossia sull’analisi profonda di un piccolo pezzo di pelle esportato precedentemente mediante un piccolo intervento chirurgico. L’analisi al microscopio del tessuto permette di individuare in maniera certa la sussistenza o meno della cheratosi: la patologia si rende visibile sotto forma di ispessimento dello strato più esterno della pelle, mediante aumento della quantità delle cellule granulari e anche tramite collegamenti ai singoli follicoli piliferi.

Come curare la cheratosi pilare

Ad oggi non esiste una cura certa e definitiva che possa porre fine alla cheratosi pilare, anche se esistono dei trattamenti che possono aiutare molto sul fronte della sintomatologia. Ad esempio, la prassi vuole che si adotti un programma di lubrificazione della pelle, ossia una sorta di terapia nell’ambito della quale viene fatto grande ricorso a detergenti delicati e lubrificanti, ma anche a creme ad hoc e a potenziali lozioni.

Sembra infatti che i casi più lievi di cheratosi possano essere fronteggiati mediante creme idratanti da banco, come Cetaphil o Lubriderm, mentre per i casi un po’ più ostici si è soliti ricorrere a lozioni lattiche (AmLactin e Lac-Hydrin), a lozioni alfa-idrossi-acidi (Glytone), a creme auree (come quelle della serie Carmol), a creme topiche a base di steroidi (con triamcinolone allo 0.1%) e all’acido salicilico (lozione Salex).

Ci sono poi molti accorgimenti che andrebbero considerati contestualmente al trattamento lubrificante. Ad esempio bisogna sempre cercare di tenere uno stile di vita equilibrato, basato su di una dieta variegata e amico dell’esercizio fisico e dell’igiene.

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