Gli scienziati dell’Università di East Anglia (Regno Unito) studieranno il legame tra i disturbi del sonno e la demenza in una nuova unità di ricerca sul sonno all’avanguardia.
I disturbi del sonno sono comuni nella demenza, ma non è ancora noto se il morbo di Alzheimer causa problemi di sonno, o se i problemi di sonno potrebbero essere un precoce indicatore della malattia. E ora, approfondendo la ricerca sulla demenza, un’indagine presso la nuova unità di ricerca sul sonno e sul cervello potrà dare una risposta a questo grande quesito.
Collegare la ricerca sulla demenza ai disturbi del sonno
Il team di ricerca spera che il trattamento tempestivo dei disturbi del sonno possa aiutare a rallentare la progressione della malattia, soprattutto perché non ci sono altri trattamenti disponibili in questo momento.
Il primo studio che avrà luogo nell’unità esaminerà se le persone sane che hanno un aumentato rischio genetico di sviluppare il morbo di Alzheimer potrebbero essere più vulnerabili alla perdita di sonno e al modo in cui il loro orologio biologico viene colpito.
Il ricercatore capo Alpar Lazar, della School of Health Sciences, ha dichiarato: “Viviamo in una società che invecchia e disturbi del sonno e demenza sono due problemi di salute significativi negli anziani. Uno dei sintomi dell’Alzheimer è proprio il poco sonno. Dormire bene invece è fondamentale per il mantenimento delle prestazioni cognitive, come l’attenzione e la memoria, nonché per la salute generale del cervello. I deficit del sonno hanno dimostrato di essere marcatori precoci in alcuni disturbi cerebrali”.
Ma il morbo di Alzheimer sta causando problemi di sonno o i disturbi del sonno modulano o contribuiscono al processo della malattia? Prove recenti suggeriscono che il sonno potrebbe essere attivamente coinvolto nel processo della malattia. Cercare di identificare la causa dei primi problemi di sonno in persone che sono state recentemente diagnosticate o che hanno predisposizioni genetiche verso l’Alzheimer e l’impatto che questi problemi a dormire in modo sufficiente hanno sul cervello aiuterà a determinare se il miglioramento del sonno potrebbe rallentare il processo della malattia.
Lazar aggiunge: “In questo primo studio, alcune persone sane potrebbero o meno mostrare un aumentato rischio genetico di sviluppare la malattia di Alzheimer in futuro. I volontari intraprenderanno un processo di screening, compresi test genetici e psicologici, indossando un piccolo dispositivo al polso per misurare il sonno e l’attività a casa. Parteciperanno ad una sessione di laboratorio di tre notti in una delle due condizioni, compresa una privazione del sonno completa di una notte o brevi pisolini. Può sembrare estenuante, ma speriamo possa aiutarci a capire di più sui legami tra il sonno, l’orologio biologico e il rischio genetico dell’Alzheimer”.