Nonostante alcune rassicurazioni sul glifosato, uno studio ha dimostrato che anche il cosiddetto “dosaggio sicuro” di una sostanza chimica contenuta all’interno del diserbante può avere effetti deleteri sullo sviluppo sessuale, sui geni e sui batteri benefici dell’intestino. Inoltre, i livelli nel flusso sanguigno umano sono aumentati del 1.000% nell’ultimo decennio.
“Una preoccupazione molto seria per la salute pubblica” ha dichiarato Daniele Mandrioli dell’Istituto Ramazzini di Bologna e uno degli autori dello studio. “Sono stati rilevati effetti significativi e dannosi del glifosato nei batteri intestinali dei cuccioli di ratto. La disgregazione del microbioma è stata associata a una serie di problematiche sulla salute, come l’obesità, il diabete e problemi immunologici”.
Philip J Landrigan, altro professore coinvolto nella ricerca e appartenente alla scuola di medicina Icahn di New York, ha dichiarato: “Sono soltanto studi preliminari che devono essere esaminati in modo più approfondito. L’esposizione a questa sostanza chimica potrebbe causare il cancro e interessare un gran numero di persone, considerando l’uso diffuso del glifosato a livello mondiale”.
Nonostante nel 2015 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dichiarò il glifosato come “possibile elemento cancerogeno per l’uomo”, Stati Uniti ed Europa continuarono a considerarne l’utilizzo “accettabile”; ci furono accuse sui legislatori, in particolare su alcuni di loro, per presunti legami con la Monsanto. La stessa azienda sostenne che questa campagna denigratoria era stata messa in atto da scienziati attivisti che perseguivano secondi fini.
Scott Partridge, vice presidente della Monsanto, in merito a questo nuovo studio ha dichiarato: “L’Istituto Ramazzini di Bologna è un’organizzazione attivista. Vogliono sostenere il divieto del glifosato ed hanno una lunga storia di opinioni non supportate da agenzie con test normativi. Non è una vera e propria ricerca in quanto tutte le altre fatte hanno dimostrato che non esiste nessuna correlazione tra glifosato e cancro”.
Intanto, nonostante le affermazioni di Partridge, l’Istituto bolognese in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Sanità italiano ha osservato gli effetti negativi sulla salute dei ratti del glifosato, dosati con il limite di 1,75 microgrammi per chilo di peso corporeo stabilito dall’EPA statunitense. Utilizzando la specie di ratti Sprague Dawley, sono stati scoperti 2/3 dei cancerogeni noti; naturalmente saranno necessarie ulteriori indagini per stabilire quali siano i rischi per la salute umana.
La ricerca non si è concentrata sul cancro ma ha trovato evidenza di bioaccumulo di glifosato nei ratti e cambiamenti nella salute riproduttiva. “Abbiamo visto un aumento della distanza ano-genitale nella formulazione che è di particolare importanza per la salute riproduttiva” ha affermato Mandrioli. “Potrebbe indicare un’interruzione del normale livello degli ormoni sessuali”.
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