Grazie al trapianto di mano bionica, la cui sperimentazione è ideata e condotta da un team di scienziati e ricercatori svizzeri, si potrà forse restituire, oltre al vantaggio materiale di recuperare un arto, anche la possibilità per il paziente di avvertire il senso del tatto.
Infatti, secondo il progetto messo a punto dalla Ecole Polytechnique Federale elvetica, il trapianto di mano bionica e l’applicazione di speciali sensori all’arto impiantato sarebbero fortemente in grado di inviare segnali e stimoli al cervello, capaci di dare a chi si è sottoposto all’intervento la sensazione di toccare realmente oggetti e materiali.
Silvestro Micera, il professore che sarà a capo dell’equipe che quanto prima eseguirà il suo primo intervento, presenta il paziente selezionato come un ventenne romano che, a seguito di un incidente su strada, ha purtroppo perso un arto. Obiettivo del gruppo di ricercatori, ovviamente, è quello di ridare al paziente sia il movimento della mano che la sensazione del tatto.
Tutte le novità sul trapianto di mano bionica
Nel corso del trapianto, che ricordiamo verrà condotto su un ragazzo romano di soli 20 anni che terrà l’arto in prova per circa un mese, i nervi del braccio saranno collegati a degli elettrodi molto speciali i quali, oltre a donare movimento, dovrebbero condurre appositi stimoli al cervello in grado di conferire all’arto artificiale tatto e sensibilità al tocco.
L’intero braccio, ovviamente, sarà in contatto con gli stimoli provenienti dal cervello e, di conseguenza, la mobilità dell’arto dovrebbe essere completa.
Secondo Micera, del resto, il trapianto di mano bionica si presenta come “un reale progresso, vera speranza per gli amputati. Sarà la prima protesi in grado di fornire in tempo reale un feedback sensoriale”. Il nuovo prototipo, infatti, invierà segnali di ritorno a tutte le dita dell’arto impiantato.
I progressi della scienza e il trapianto di mano bionica
Il trapianto di mano bionica arriva dopo qualche anno dal precedente intervento che, nel 2009, permise a un altro paziente di muovere le dita e afferrare addirittura degli oggetti.
Oggi però, se il progetto portato avanti dall’equipe di Losanna capitanata dal professor Silvestro Micera dovesse raggiungere i risultati sperati, ci troveremmo di fronte a una novità estremamente importante, in grado di migliorare fortemente la qualità della vita degli amputati e di restituire loro praticamente tutto di ciò che hanno purtroppo perso. Sentire un arto finto come fosse vero, infatti, permette al paziente di accettarlo maggiormente e facilita di gran lunga i suoi tentativi di ricominciare a condurre una vita più che normale.
Attendiamo con trepidazione, dunque, i risultati conclusivi del primo trapianto di mano bionica!
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