L’orzo è un cereale molto antico che viene utilizzato tutt’oggi per via della sua versatilità e delle sue qualità nutritive. Al giorno d’oggi lo troviamo principalmente sotto forma di tre varianti: c’è l’orzo integrale, l’orzo decorticato e l’orzo perlato.
Per quanto venga sottoposto a dei processi di raffinazione, l’orzo perlato, cioè quello privato di crusca e germe, conserva comunque parecchie proprietà importanti per l’organismo. A dispetto dell’orzo integrale e di quello decorticato, il perlato viene spogliato del suo rivestimento perdendo qualche fibra, ma rimanendo comunque un’importante fonte di sali minerali (sodio, potassio, ferro, calcio, fosforo e magnesio), vitamine (A, C, E, K e del gruppo B) e aminoacidi essenziali.
Grazie all’elevato apporto di minerali, vitamine e aminoacidi, l’orzo perlato rappresenta un valido aiuto per quanti vogliono depurare e stimolare l’apparato digerente, favorendo la naturale produzione di succhi gastrici, prevenendo il gonfiore addominale e ripristinando una buona regolarità intestinale. La presenza di vitamine poi dà manforte al sistema immunitario, conferendogli proprietà antinfiammatorie e antiossidanti.
Per quel che riguarda i minerali, invece, questi tornano utili per sostenere le ossa e la concentrazione e, più in generale, tutte le attività legate al cervello. L’acido silicico contenuto nell’orzo perlato, infine, è determinante per dare vigore e tono a capelli, unghie e pelle, di cui ne protegge l’elasticità (rallentandone l’invecchiamento).
Dal punto di vista nutrizionale sappiamo che 100 grammi di orzo perlato contengono 319 kcal, buona parte delle quali (80-84%) derivanti da carboidrati, e per la rimanente parte composte da proteine (10-14%) e grassi (2-4%). Anche per questa ragione l’orzo perlato viene spesso consigliato ad anziani, bambini e convalescenti. Ottimo anche per le neomamme che vivono il periodo dell’allattamento, in quanto l’orzo perlato, per via delle sue capacità galattogene, stimola la produzione di latte. Il suo consumo è invece sconsigliato ai celiaci per ovvie ragioni, ossia per l’apporto di glutine che si trova del resto in tutti quanti i cereali.
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