La meningite è una infiammazione delle meningi, ovvero di quelle membrane che rivestono il cervello e il midollo spinale. Si tratta di una condizione per lo più causata da batteri o virus, ma non è affatto escluso che la sua comparsa non possa avvenire in seguito all’assunzione di particolari farmaci o all’insorgere di malattie ben precise. La meningite batterica è rara ma al tempo stesso molto grave, mentre invece quella virale (o asettica) è piuttosto comune ma fortunatamente di gran lunga meno preoccupante.
Le cause della Meningite
La maggioranza dei batteri e dei virus che sono all’origine della meningite sono molto comuni e solitamente collegati ad una serie di malattie a loro volta molto diffuse.
Più in particolare i batteri che posso divenir causa di meningite sono gli steptococchi del gruppo B come l’Escherichia coli e la Listeria monocystogenes che colpiscono per lo più i neonati; mentre invece nei bambini più grandicelli e negli adulti i batteri più frequenti sono lo Streptococcus pneumoniae (pneumococco) e la Neisseria meningitidis (meningococco). Anche l’Haemophilus influenza di tipo b (Hib) può provocare la malattia anche se ormai è difficile che sia questa la causa del problema: praticamente l’intera popolazione ha ormai sviluppato le difese immunitarie sufficienti per far sì che la Hib possa evitare di essere contratta.
Per quel che riguarda l’ambito virale, invece, si segnalano alcune tipologie di enterovirus come le più a rischio comparsa meningite (parliamo più in particolare dei poliovirus, del virus dell’epatite A, dei coxsackie virus e via dicendo).
Insomma, è evidente che parliamo di batteri e di virus che tendono ad infettare parti precise del corpo umano siano esse la pelle, l’apparato urinario, respiratorio o digerente, e che dopo aver infettato questa prima zona tendono a diffondersi nel sangue fino a raggiungere per appunto la zona cerebro-spinale (altrimenti nota come meningi).
I sintomi della Meningite
I primi sintomi che segnalano la formazione della meningite sono dolori alle gambe, mani e piedi freddi e la comparsa di un colorito anormale: parliamo di circostanze che generalmente si sviluppano in uno stadio primario della patologia (nelle 8 ore successive al contagio).
Dopodichè, col passare delle ore tendono a comparire altri sintomi che però non sono univoci come quelli appena descritti, e non lo sono proprio perchè in genere cambiano in relazione al soggetto malato, alle sue condizioni, alla sua età e così via: in generale possiamo però dire che tra i sintomi più frequenti e caratteristici vi siano febbre, irritabilità, mal di testa, fotofobia (sensibilità degli occhi alla luce), torcicollo, convulsioni, eruzioni cutanee e letargia (stato di coscienza ridotta).
Un discorso a parte lo meritano i neonati dal momento in cui la sintomatologia, nel loro più specifico caso, è per lo più indirizzata ai seguenti fenomeni: appetito insufficiente, poppate che appaiono più deboli del solito, pianto acuto, febbre o ipotermia, torcicollo, itterizia (colorito giallastro della cute), irritabilità e maggiore sporgenza della fontanella (il punto non ancora ossificato che possiamo trovare nella parte frontale alta del cranio).
Ma come si fa a capire quando ci troviamo dinanzi a un caso di meningite batterica e quando invece è il caso di parlare di meningite virale? La differenza sta per lo più nei sintomi. Se nella prima fase della patologia vi sono sintomi parainfluenzali comuni ad entrambe le forme, è nelle fasi successive che la situazione inizia ad assumere risvolti più chiari: nel caso di una meningite batterica i sintomi postumi tendono a farsi più gravi e a richiamare tanti di quei fenomeni che abbiamo appena descritto, mentre invece nell’ipotesi di un’infezione virale difficilmente la sintomatologia si spinge oltre i sintomi classici dell’influenza.
Meningite: cura e terapia
Dal momento in cui abbiamo visto che la meningite batterica può arrivare a produrre conseguenze molto gravi, il consiglio è quello di rivolgersi sempre e comunque a un medico per inquadrare al meglio la tipologia di meningite contratta. In questo caso lo specialista è solito consigliare una serie di esami da laboratorio che siano in grado di formulare una diagnosi corretta, anche se l’esame più importante e preciso è quello della puntura lombare: in questa fattispecie viene prelevato un campione di liquido cerebro-spinale dal quale, dopo un’attenta analisi, si è in grado di capire se sia il caso di parlare di batterio o se invece ci si trovi dinanzi a un virus.
Una meningite batterica viene trattata con riposo, analgesici da banco e adeguata assunzione di liquidi, anche se non è escluso che nei casi più seri e con particolare riferimento ai bambini non si possa fare ricorso del ricovero ospedaliero.
Questo è però il trattamento successivo della malattia, poiché l’azione vera e propria tesa ad abbattere la meningite batterica ha a che fare con somministrazione di antibiotici per via endovenosa, con somministrazione di liquidi che possano reintegrare quelli persi durante febbre, sudorazione, vomito e scarso appetito; e poi ancora con corticosteroidi (cortisone) che possano esser d’aiuto nella riduzione dell’infiammazione.
Le complicazioni più serie prevedono anche la somministrazione di farmaci anticonvulsanti, mentre nell’ipotesi in cui il paziente dovesse aver già manifestato situazioni di shock o di pressione bassa, non sono affatto escluse somministrazioni di ulteriori liquidi e farmaci capaci di trattare adeguatamente anche questi sintomi piuttosto gravi. Una meningite batterica ormai allo stadio avanzato, tanto per intenderci, arriva ad esser trattatacon ossigenazione o ventilazione meccanica che diano modo al paziente di tornare a respirare correttamente.
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