- Cos’è la Tintura Madre
- Droga e tempo balsamico: di cosa si tratta?
- Come preparare una Tintura Madre
- Utilizzare le Tinture Madri
Quando parliamo di Tintura Madre chiamiamo in causa un rimedio erboristico che è molto diffuso nella branca della Fitoterapia. Un rimedio che consiste nella creazione di un composto all’interno del quale siano concentrate le proprietà curative di diverse piante e che serva per dar vita a prodotti omeopatici di varia natura.
Cos’è la Tintura Madre
La tintura madre è quindi un’estrazione idroalcolica che si ottiene dopo aver macerato a freddo del materiale vegetale mischiato con una soluzione di acqua e alcol. Si ritiene che questo composto dia benefici sostanziali nella cura di diversi disturbi senza alcun bisogno di utilizzare materiale farmacologico o più in generale prodotti derivanti da un trattamento chimico: nella fitoterapia e più in particolare con il rimedio della tintura madre, i prodotti curativi sono esclusivamente il risultato dell’impiego di foglie, fiori, radici, cortecce, resine e semi di varie specie vegetali.
In alcuni casi il preparato può fungere da base di partenza per ottenere formulazioni salutistiche più sviluppate (da qui la parola “madre”), mentre in molti altri casi è il composto stesso a venire utilizzato subito dopo la sua preparazione.
Droga e tempo balsamico: di cosa si tratta?
Questa soluzione liquida può essere realizzata a partire da una pianta fresca o da una pianta secca, anche se generalmente è preferibile utilizzare erbe fresche poiché garantiscono una più elevata concentrazione dei principi attivi; oltretutto, proprio per garantire il massimo dell’efficacia, la pianta va raccolta nel suo periodo balsamico ovvero nel momento di vita in cui la stessa contiene più principi attivi.
Nel settore di riferimento la parte della pianta che contiene i principi attivi viene inclusa sotto il nome di “droga”: per quanto oggi giorno questo termine sia stato stravolto per indicare sostanze stupefacenti, in realtà la droga nasce come termine per indicare la materia prima utilizzata nelle preparazioni di tipo erboristico.
E per godere di una droga efficace, ovvero di una pianta davvero ricca di principi attivi, è indispensabile fare attenzione affinché venga rispettato il ciclo vegetativo della pianta stessa (ovvero del periodo di nascita, crescita, riproduzione, maturazione e riposo); ma è altresì indispensabile aver cura di raccogliere la droga solo in relazione al suo “tempo balsamico”. Stabilire questo periodo è facile: è sufficiente servirsi di libri o pareri esperti del settore per non incorrere in errori, o più semplicemente avere a mente che nel caso di foglie o fiori il periodo balsamico coincide con l’inizio della loro fioritura e che nel caso di radici o rizomi bisogna invece approfittare di quando queste vanno in riposo vegetativo.
Come preparare una Tintura Madre
Abbiamo appurato cosa si intende con i concetti di “droga” e di “periodo balsamico” e di come questi siano determinanti per far sì che le piante impiegate nella preparazione della tintura madre siano effettivamente ricche dei loro principi attivi. Stabilito quanto detto, possiamo ora analizzare il lato più pratico della questione: la fase di preparazione della tintura madre.
Generare il composto idroalcolico – Come prima cosa occorre generare una soluzione idroalcolica, ovvero un composto di alcool e acqua distillata (o minerale, se preferiamo). Questa soluzione può variare dai 45 ai 65 gradi alcolici a seconda della pianta, tant’è che per regolarsi sotto questo punto di vista è possibile prendere in riferimento una specifica tabella nella quale sono riportate le piante ed il grado alcolico abbinato a ciascuna di esse: tanto per fare un esempio ci basti sapere che erbe quali la calendula, la lavanda e l’echinacea richiedono generalmente un grado di alcool di circa 55-60°. La media utilizzata è di 50°, di conseguenza la maggior parte dei composti idroalcolici consta di un 50% di alcool e di un 50% di acqua anche se è opportuno tornare a ribadire che i valori variano in relazione al tipo di droga utilizzata.
Macerazione, estrazione, conservazione – Generalmente nella preparazione di una tintura madre si è soliti utilizzare un dosaggio di 10 a 1, il che vuol dire che per 10 parti di soluzione idroalcolica occorre inserirne una di droga. In altri termini, è opportuno miscelare 10 grammi di droga per ogni 100 grammi di soluzione idroalcolica.
Dopo aver compiuto questo step dobbiamo macerare a freddo per un periodo non inferiore alle 3 settimane facendo attenzione che il composto venga agitato regolarmente in un vaso di vetro e preferibilmente conservato in luogo dove non batta la luce del sole; dopo 21 giorni circa (ma anche più) il macerato ottenuto può essere sottoposto alla fase di filtraggio e spremitura: per farlo al meglio possiamo aiutarci con una garza cosicché fuoriescano effettivamente tutti i principi attivi delle erbe macerate. Mettiamo pure a riposo la soluzione per almeno due giorni, ed anche in questo caso scegliamo un luogo di conservazione che sia al riparo dalla luce diretta e lontano da fonti di calore.
Questi passi vanno eseguiti con la massima attenzione e rispettando tutte le regole previste dal caso: solo in questo modo ci assicureremo di aver estratto solo ed esclusivamente i principi attivi delle piante e liberato la droga dai componenti indesiderati. In tale maniera il composto non è solo più stabile ma anche e soprattutto più efficace in termini di risultati desiderati.
Utilizzare le Tinture Madri
Oggi giorno le tinture madri sono disponibili alla vendita presso le Officine Farmaceutiche autorizzate che si sono a loro volta impegnate di rispettare scrupolosamente tutte le norme previste per una produzione di alta qualità. Le norme che governano il settore richiamano infatti il concetto di “controllo di qualità” che viene rigorosamente applicato dalla Farmacopea Ufficiale. Le tinture madri liberamente disponibili in commercio, si presentano sotto forma di gocce e vengono di conseguenza utilizzate facendole diluire in mezzo bicchiere d’acqua (ricordiamo che l’assunzione viene prediletta lontano dai pasti e la “terapia” generalmente estesa su un periodo di circa 2 mesi).
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